La storia naturale delle artriti reattive varia in modo considerevole in termini di durata di malattia, frequenza e serietà delle ricadute. In alcuni pazienti la prognosi è buona, con un decorso che si autolimita dopo un periodo di malattia. Altri pazienti invece progrediscono sviluppando una forma cronica o ricorrente e questo andamento sembra essere più frequente soprattutto nei pazienti in cui la malattia sia stata innescata dalla clamidia.
In genere, le ricadute sono favorite da nuove infezioni o da fattori stressogeni. Solo una minoranza di pazienti sviluppa una malattia destruente e disabilitante. I fattori predittivi di prognosi più severa sono ad esempio – oltre la pregressa infezione da clamidia - la familiarità per le spondiloentesoartriti e la presenza di una malattia infiammatoria cronica dell’intestino.
Ne parliamo con Rossana Scrivo, Docente UOC Reumatologia Università La Sapienza, Roma.