Gli ANA sono anticorpi diretti contro il nucleo. Questi anticorpi riconoscono le molecole presenti al livello del nucleo delle cellule e la loro presenza suggerisce un processo autoimmune sottostante. Con “autoimmunità” si intende la condizione in cui il sistema immunitario, invece di riconoscere esclusivamente agenti esterni o patogeni, riconosce anche erroneamente componenti del corpo stesso.
La ricerca degli ANA viene effettuata in laboratorio; il sangue del paziente viene posizionato su linee cellulari, ovvero su cellule fatte crescere in laboratorio, e questo permette di visualizzare la loro presenza, verificare dove si leghino e che tipo di pattern sviluppino. Pattern specifici possono associarsi a malattie reumatologiche specifiche.
Gli ANA dovrebbero essere richiesti dal reumatologo. Il reumatologo quando valuta il paziente, sulla base dei dati anamnestici e della clinica, pone il sospetto di malattie reumatologiche, a questo punto richiede gli ANA come test di 1° livello per suffragare la sua ipotesi. La richiesta di ANA in assenza di un fondato sospetto di patologie reumatologiche di per sé non apporta nessun valore aggiunto al processo diagnostico.
Gli ANA sono comuni nella popolazione generale, tuttavia solo una minoranza svilupperà o soffrirà di una malattia reumatologica. Bisogna ricordare che gli ANA possono positivizzarsi temporaneamente in seguito alle infezioni, assunzioni di alcuni farmaci e di alcuni vaccini. Non sono esclusivi delle malattie di interesse reumatologico ma si possono positivizzare anche in corso di altre patologie, ad esempio, malattie del sistema endocrino. Nel mondo reumatologico gli ANA si associano a moltissime patologie, in particolare le connetiviti, ma si possono ritrovare anche in corso di artriti e vasculiti.
La quantità in circolo degli auto-anticorpi di per sé non ha alcun valore. Al momento della diagnosi maggiore sarà il titolo degli ANA, maggiore sarà la possibilità di soffrire o di sviluppare una futura malattia reumatologica, ma bisogna tenere in conto che oscillazioni del titolo è assolutamente fisiologica. Chi soffre di malattia reumatologica e osserva oscillazioni di questi valori deve essere consapevole del fatto che aumento o diminuzione di questo titolo non per forza correla con miglioramento o peggioramento patologia sottostante.
Ne parliamo con Emanuele Bozzalla Cassione,U.O.C. di Reumatologia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo e Universitàdegli studi di Pavia.